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capitolo xvi 175

     Quella che di scorzoni ha li capelli,
65Megera ha nome, crudeltá dell’ira:
vedi c’ha tutti i peli a serpentelli.
     Aletto è l’altra, che ’n torton ti mira,
che ha tanti serpi d’intorno alle tempie,
e nasce di colei ch’al ben sospira.
     70L’altra, c’ha le sembianze tanto scempie,
è quella falsa crudeltá, che nacque
del mostro che di cibo mai non s’empie.
     Ella gridò, ch’al mio parer gli spiacque
ch’io dicessi:— Cosí venne Medusa
75per l’amor di colui che regge l’acque.
     Tesifone, costui a faccia chiusa
vedrá il Gorgon: or t’è venuto in fallo
che ’l faccia pietra, sí come e’ far usa.—
     Per mezzo del mio scudo del cristallo
80vedrai quel mostro, ed io a viso nudo
veder nol curo; ed ella il perché sallo.—
     Io stavo a prova ben dietro allo scudo,
quando apparve Medusa, il crudel mostro,
superbo, orrendo, dispettoso e crudo;
     85e sopra quelli di quel tristo chiostro
sol con lo sguardo un tal veneno asperse,
ch’era piú ner che non fu mai inchiostro.
     Allor tutti pigliôn forme diverse
dentro alla mente, e secondo le colpe
90cotal figure avean nel cor submerse.
     Alcun si fe’ leon ed alcun volpe,
alcun dimonio, alcun lupo rapace;
ma tutti avían di fuore umane polpe.
     — O sacra dea, chi è colui che pace
95mostra nel volto e par soave e piano,
e dentro al cor come un diavol giace?—
     Ed ella a me:— È Iacopo d’Appiano.
Molti son qui de’ traditor di Pisa;
ma egli sopra tutti è il piú sovrano.