100Tu di’ che volontá ha ’l summo impero
di nostra barca e che regge il timone
di tutti i sensi e ’l carnal desidèro.
S’egli è cosí, or dimmi qual cagione
piú volte vince questa volontade, 105che non pò far quel che vuol la ragione,
che par contrario alla sua nobiltade,
poiché libero arbitrio gli è concesso,
sí che ’l sí e ’l no sia in sua libertade.
Io so d’alcun c’ha ’l piede in amor messo 110e non ha forza a poterlo ritrare:
tanto Amor puote e vince per eccesso.
Ben so che ogni cosa debbo amare
in quanto è buona, e solo in Dio è buona;
e, benché ’l sappia, io non lo posso fare.— 115Ed ella a me:— Vostra natura è prona
agl’impeti de’ sensi, e, se v’indura
per molta usanza e troppo s’abbandona,
allora l’uso converte natura,
sí che ragion non può guidare il freno 120del desiderio bene a dirittura.
Di diecemila uno ed ancor meno
si trova, che co’ sensi non s’accorde
in tutto o in parte col voler terreno.
L’amor vi può legar con quattro corde: 125la prima è di Cupido la gran fiamma,
l’altra è di cupidigia e voglie ingorde,
poi de coniunti, figli, padre e mamma,
e ’l quarto amor d’amici ed è sí poco,
quanto rispetto a mille è una dramma. 130Or sappi di Cupido che ’l gran foco
e l’amor de’ coniunti tanto lega
e l’amor della borsa e d’ampio loco,
ch’è molto forte che ragion il rega,
se gran virtú non rompe il gran legame, 135che tanto forte inver’ l’amato piega.