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capitolo xiii 161

     100Quegli è il milanese Barnabò;
ma tosto mostrerá Fortuna il gioco,
com’ella sòle e s’apparecchia mò.
     L’altro, che sale dietro a lui un poco,
è suo nipote, il qual del reggimento
105il caccerá e sederá in suo loco.
     E quanto ad una cifra cresce il cento,
cotanto accrescerá il biscion lombardo
e di Toscana fie in parte contento;
     se non che ’l giglio roscio, c’ha lo sguardo
110sempre a sua libertá, contro lui opposto
fará che ’l suo pensier verrá bugiardo.
     Nella seconda rota in cima è posto
Cola Renzo tribuno, ed è salito
nel colmo, ond’altra volta fu deposto.
     115Ma stato è troppo folle e troppo ardito,
c’ha presa la milizia su nel sangue
de’ principi roman tanto gradito,
     per che Colonna ed altri ancor ne langue;
ma tosto Roma a lui trarrá il veleno,
120c’ha nella lingua il malizioso angue.
     Nel primo cerchio, che si volge meno,
stanno li duci che si mutan spesso:
però da ogni parte n’è sí pieno.
     E quel, che sale al sommo ed è sí presso,
125tre volte a quella ruota gira intorno,
e su e giú tre volte será messo.
     Egli è chiamato Antoniotto Adorno:
Genova bella, nella quale è nato,
metterá ne’ malanni e nel mal giorno.
     130Nel quinto cerchio lá dall’altro lato
regina sta magnifica Ioanna
col capo di Sicilia incoronato.
     Ma la Fortuna, che ridendo inganna,
mostrerá a lei ed a quel che sal poi,
135che chi in lei fida, sta in baston di canna.