Con pena prima sta dentro alle fasce
e col sudor di colei che ’l nutríca, 30e di colui che poi, vivendo, il pasce.
Poi che cresciuti son, chi s’affatica
dietro all’aratro e la terra rivolta,
ché non produca spine ovver ortica;
chi con paura e con fatica molta 35giunge, cercando il mare, alla vecchiezza,
sepolto dentro a’ pesci alcuna volta;
chi mercatanta per aver ricchezza,
e quel, che con fatica egli rauna,
a chi pervenga nulla n’ha certezza; 40_et tamen_ senza sonno e posa alcuna
la voglia sempre ha fame e mai non s’empie
ed al piú pasto, piú riman digiuna;
chi segue Marte e le sue opere empie
facendo sé centauro biforme, 45armato a ferro indosso e nelle tempie;
chi mangia a posta altrui e vegghia e dorme
sol per aver il rimorchiato pasto,
e va subietto dietro all’altrui orme;
chi, per sanar all’uom il membro guasto, 50Ippocrate si fa; e chi legista
per vender le parole e far contrasto.—
Quand’ella dicea questo, alzai la vista
inverso il monte e vidi un’altra gente,
ch’avea la soma di splendor sofista. 55— Chi son color che ’l carco hanno splendente?
— diss’io a Minerva.— Saria forse quello,
perché si porti piú leggeramente?—
Ed ella a me:— Perché ’l peso sia bello,
non è però che egli sia piú lieve, 60né dá a colui, che ’l porta, men flagello;
ché una libra di penne è tanto greve,
non piú, né men quant’una libra d’oro
al dosso che la porta e la riceve.