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capitolo viii 137

     ché, se lo corpo all’obietto si move
e ’l voler vostro fusse uno con lui,
fren non sarebbe a ritirarlo altrove.
     Questo è principio per provare a vui
140che puote l’anima aver subsistenza,
forniti che ha ’l corpo i giorni sui.—
     Io anche dissi:— O dea di sapienza,
se ’l ciel mi tira, ed io tirato vado,
mosso dal corso ovver dall’influenza,
     145dunque che biasmo avrò, se fo alcun lado?
O che loda e che onor io debbo avere,
s’io surgo al bene o s’io nel mal non cado?—
     Ed ella a me:— Il ciel ’n voi ha potere
solo nel corpo, e s’e’ al mal corresse,
150il vostro velle il puote ritenere.
     Se prava ancor complessione avesse
da tempo o loco o da suoi genitori,
esser potrebbe ch’al mal si movesse;
     perché, secondo che ’n voi son gli umori,
155cosí si move il carnal desidèro
ad ire, invidie, ad odii ed amori.
     Ma volontá in voi ha ’l sommo impero
di ciascun senso umano, e può guidarlo
e soggiogarlo ad ogni ministero.
     160Dunque l’arbitrio, del qual io ti parlo,
perché guida il timon di tutto il legno
e può a scoglio ed a porto drizzarlo,
     di biasmo e loda egli diventa degno,
secondo che va ritto o che devia
165dal dritto porto ovver dal dritto segno.—
     Poscia di quindi noi andammo via.