Niente reca, quando al mondo apporta; 65e fatica e timore è la sua vita;
ed al partir niente se ne porta.
Allor conoscer può nella partita
che ’l vostro essere umano è come un sogno,
e sogno par la parte che n’è ita. 70Sí come l’òr, ch’è falso e di mal cogno,
vanisce al foco, vostra vita manca;
e ciò ch’è falso manca nel bisogno.—
Poi levai sú la mia persona stanca,
e la vecchia tacette e poi disparve; 75ond’io gli occhi voltai dalla man manca.
Mentr’io mirava, una cosa m’apparve
mirabil sí, che, a volerla narrare,
le mie parol mi paion levi e parve.
Vidi un gigante giovine cantare, 80bello e membruto e col leuto in mano,
e lieto lieto cominciò a ballare
e coglier fiori su pel lordo piano;
e poi mi parve che s’inghirlandasse
di quelli fiori come garzon vano. 85Ed una rota grande, che voltasse
di sopra a lui, e, quando ella si volve,
parea che a poco a poco il consumasse.
Come di neve statua si risolve,
quando sta al sole, cosí a poco a poco 90si disfece e di poi diventò polve.
Quasi fenice antica, che nel foco
arde se stessa e poi delle penne arse
un’altra nasce nuova ed in suo loco,
cosí di quella polve un altro apparse 95giovin gigante e inghirlandò le chiome,
sotto la rota ancora a consumarse.
Costui addomandai come avea nome,
ed anche dissi a lui ch’io avea brama
di quel disfar saper il quale e ’l come.