Poi torna’ in me com’uom che prima dorma;
e, su levato, presi il dur viaggio 30dietro alla dea, de’ piè seguendo l’orma.
Sei miglia er’ito, quando vidi il raggio
del chiaro sole scender d’una buca;
onde Minerva a me col parlar saggio:
— Insin lassú convien che ti conduca 35e per quel foro ti convien uscire,
se vuoi vedere il sole e che a te luca.—
Allor piú ratto cominciai a salire,
ché di veder il sole avea disio;
ed ella mi spronava col suo dire. 40Ma dicea meco:— Or come potrò io
caper pel foro di quel sasso fesso,
che non è una spanna, al parer mio?
E, quando fui a quel pertuso appresso,
vi pontai ’l capo per la voglia presta, 45tanto che un poco fòra l’ebbi messo.
E poscia ne cavai tutta la testa;
poi la persona mia sospinsi tanto,
ch’io n’uscii nudo senz’alcuna vesta.
E caddi in terra con omèi e pianto; 50e quando prima il miser occhio aperse,
vidi una vecchia brutta starmi a canto.
Questa le membra nude mi coperse;
poi, come donna riputando dice,
queste parole inver’ di me proferse: 55— Io son la Povertá, prima nutrice,
che l’uom ricevo colle membra nude,
quand’egli arriva nel mondo infelice.
E quando gli occhi a lui la morte chiude,
vo con lui alla fossa e lí rimagno, 60ove l’altre person si mostran Iude.
E mentre in vita con lui m’accompagno,
sí impazientemente mi sopporta,
che fa di me sempre querela e lagno.