100Poscia tacette, ed io gli fei domando
dicendo:— O dea, un dubbio, il qual or penso,
la mente mia non vede, in lui pensando:
come il dimòn, che non ha corpo o senso,
dal foco corporal ovver dal ghiaccio 105in questo inferno puote esser offenso?—
Ed ella a me:— A molti ha dato impaccio
il dubbio, il qual il tuo parlar mi dice:
ma io dichiarerò quel che ne saccio.
Sappi ch’amor è la prima radice 110d’ogni allegrezza, e l’odio è fundamento
di ciò che attrista ovver che fa infelice.
Però alcun voler, quand’è retento
d’andar a quel ch’egli ama o che si toglia,
quanto piú l’ama, tanto ha piú tormento. 115Sappi ancor ben che quanto piú alla voglia
è odioso quel che la ritiene,
tanto piú se n’affligge e piú n’ha doglia.
Se queste mie premesse noti bene,
comprenderai il foco, onde si duole 120il dimonio in inferno e le sue pene,
ché non puote ir dov’ama e dove vòle,
e vedesi in prigione e fatto sozzo,
libero prima e piú bello che ’l sole.
E’ stava in cielo, ed ora sta nel pozzo 125di tutto il mondo e vede ogni suo velle
ed ogni suo desio essergli mozzo.
Come superbo, estima che le stelle
reggere debbia ed essere il sovrano,
fatto e creato tra le cose belle. 130E, bench’egli dal ghiaccio e da Vulcano
sensualmente non possa esser leso,
perché da lui è ogni senso strano,
niente meno dal corpo egli è offeso,
perché a quel corpo, ch’era a lui subietto, 135ora subiace e sta dentro a lui preso.