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capitolo iv 115

     incontra al suo Fattor alzò lo collo,
65ed a subgestion del mal serpente
volle saper quanto sa il primo Apollo.
     E, perché non fu a Dio obbediente,
a lui la carne diventò rubella
contra lo spirto e legge della mente.
     70Benché sia l’alma da sé pura e bella,
niente meno quand’ella il corpo avviva,
per due cagion diventa brutta e fella.
     Prima è che nasce di iustizia priva;
l’altra è che quand’ell’è al corpo unita,
75nella bruttezza sua si fa cattiva;
     ché vorrebbe ire al bene ed è impedita
dal corpo, collo qual ella sta insieme,
ed al mal far la tira ed anche invita.
     Questa bruttura va di seme in seme
80in tutti quelli che nascon d’Adamo,
ch’ogni uman corpo da quel primo geme.
     Per questo infetti in questo loco stiamo
dannati pel peccato originale,
ché ’l mal della radice è in ogni ramo.
     85Oh lassi noi, ché l’acqua baptismale,
per la qual l’uomo a Dio figliol rinasce,
sanati arebbe noi da questo male!
     Se non che noi dal ventre e dalle fasce
di nostre mamme la morte ne tolse
90e menonne quaggiú tra queste ambasce.—
     Ciascun di loro al ciel la faccia volse,
al suon d’este parol, con sí gran pianti,
che facean pianger me: sí me ne dolse.
     Addomandato arei di loro alquanti
95di quai parenti stati eran figlioli,
se non che ratto mi sparîr dinanti.
     Parecchie miglia poi andammo soli,
sinché trovammo grandissima rupe,
alta vieppiú che nullo uccello voli,