Poi ne partimmo e per una caverna
intrammo un monte, e tanto la dea salse,
che fummo insú la terza valle inferna.
Chiunque con fatti e con parole false
inganna altrui con doli ovver con frode, 105quivi ha lo scotto con amare salse;
ché strascinati son dietro alle code
in forma di cavalli da’ dimòni,
e chiunque corre piú, quello è piú prode.
E sopra quelli stan cogli speroni 110altri dimòni, e tra le pietre dure
strascinan l’alme supine e bocconi.
E quivi del mal peso e di misure
si fa vendetta e d’ogn’infedel arte,
de’ giochi, d’arcarie e di man fure. 115La dea mi disse:— Andiamo in altra parte,
ché ’n poco tempo al cerchio d’Acheronte
di piaggia in piaggia a me convien menarte.—
Allor intrammo per un alto monte,
sempre montando, ed al sommo salito 120vidi gran valle, quando alzai la fronte.
Il vizio contro natura è punito
acerbamente in quella valle piana;
lí sta in tormento ciascun sodomito.
Questi omicidi della spezie umana 125l’amor, che figlia e fa congiunti insieme,
spreggiano e gittan come cosa vana.
Sopra esti destruttor dell’uman seme
il foco e ’l zolfo puzzolente piove,
e dentro al fuso rame ancor si geme. 130Salimmo poi nel quinto cerchio, dove
li sette vizi avevan giá le case,
anzi che gisson dell’inferno altrove.
Ell’eran grandi e vacue rimase,
sí come a Roma sono le ruine 135delle anticaglie con le mura pase: