che non andai con Palla il cor si pente;
e ’l detto mio signore anco sen duole,
ch’io non fu’ al suo comando ubbidiente.
Però mi ha detto in espresse parole 65ch’io cerchi infin che truovi ov’ella regna,
ch’egli al suo regno poi venir vi vuole.
Però ti prego, donzella benegna,
o tu m’insegna il loco, ove la trovi,
o di guidarmi infino a lei ti degna. 70E s’al mio basso prego non ti movi,
mòvati quel signor, il qual mi manda,
e li congiunti suoi antichi e nuovi.—
Minerva, poiché ’ntese mia dimanda,
sorrise alquanto e fece lieta cèra, 75mostrando faccia dilettosa e blanda.
Rispose poi:— Virtú e fede vera
del prince, che tu dici, e suoi passati,
e che ne’ figli e nepoti si spera,
lui e suo’ amici a me fatt’han sí grati, 80ch’io son venuta a te, e son colei
che t’invitai a’ mie’ regni beati.—
Allora la conobber gli occhi miei,
ond’io m’inginocchiai e mia persona
prostrai in terra innanti alli suoi pièi, 85dicendo:— O dea Minerva, a me perdona,
s’io te lassai e seguitai Cupido
per la via ria e abbandonai la buona.
E quella fiamma, che fe’ errar giá Dido,
Ercole e Febo, innanzi a te mi scuse 90e ’l pentimento, pel qual piango e grido.—
Allor porse la mano e sí la puse
benignamente in su la mia man destra
e poscia in questo modo mi rispuse:
— Da che Cupido e la sua via alpestra 95non vuoi piú seguitar, io acconsento
menarti meco ed esser tua maestra.