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Fascio Secondo. | 99 |
1— — — Haec ego ludo,
Quae nec in æde sonent certantia, iudice Tarpa,
Nec redeant iterum, atque iterum spectanda Teatris.
Questo nome di Satira; perche derivò anche da’ Satiri, soliti ò a discoprire nella nudità le vergogne, od à palesar l’animo sù le labra, come inclinati al vino, che2 operta recludit, parve inventato da’ Romani, per discoprire, ò de gli altrui vitij le vergogne, ò del proprio cuore gli affetti.
Questa ingenua facultà di riprendere senza ritegno le colpe humane, sortì una fortunata, ma pericolosa licenza appresso Giuvenale, & Horatio, i quali si sentirono trarre da un intrepido instinto, à nominare specialmente i vitiosi nelle loro Satire; e benche Horatio, come in rischio di rimanerne ucciso da’ censurati, fusse da Trebatio persuaso, à tacere in quelle parole.
3— — — — — Ut sis
Vitalis metuo, & maiorum quis amicus
Frigore te feriat.
tuttavolta non sepp’egli ritenersene; mà conchiuse.
4Quot capitum vivunt, totidem studiorum
Millia, me pedibus delectat claudere verba.
Lucili ritu.