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una milza, mà ricercano etiandio le vene che hanno connessione col capo, e col cuore, e più quelle alle volte, che i muscoli delle estremità s’incidono. I vitij censurati ne gli huomini son come FRASCHE recise in Campagna, che quanto più sono di legna grosse, più durano, lo sterpar i Fuscelli minuti, che poco s’ergono, è un far provisioni da plebeo, e un ammassar materia, atta solo à recar una luce momentanea al tuo camino.

Sarà alcuno, che vedendoti frà varie Sarcine di prose, e di versi con l’inscrittioni dirette ad altri, crederà, che tù sia più tosto il Vetturale, che il Padrone di essi; mà và pur sicuro; perch’io farò correr voce, ove passi, che le prose, e i versi Italiani, c’hai teco benche convoiati dai tuoi Dicitori; ò condotti da Autori Anonimi, son però tutti tuoi Carriaggi, e Bagaglio.

Havrò anche cura, di far noto, che ti vengono dietro altri FASCI di robbe, già che in questa Condotta, in cui i Fagotti paion molti, le some son tre sole. È vero, ch’io non possiedo Stabili in questo Mondo; mà son però in concetto appresso gli Amici, d’haver del Mobile assai.

Preparati intanto per la Robba nuova, che trasporti hora, d’haver à pagare un buon Pedaggio a’ Censori; benche à dir il


A 5 vero,