Ma visto poi d’arme il Cavallo onusto,
Ch’à suon di trombe infra il Canon marciava
Sonò il Trombon, sparò il Canon di gusto.
O son pur io, dicea, viso di fava,
Hoggi han fortuna gli Asini par miei;
Et io sciocco Asinon mi lamentava.
Dir sanità l’Asinità potrei,
Non vuò à morir, perch’Asino son nato
E se v’andassi, Arcasino sarei.
A Guerre andrò quando non hò più fiato:
Che de la pelle mia fatto un Tamburo,
Darò morto poltron core al Soldato.
Meglio, Amici, è il campar ne l’habituro,
Che habitar campi, i cori human consola
Non la norma Pelea, mà d’Epicuro.
L’otio è Maestro del mal, la Pace è scola,
Ove imparano ogn’or le Turbe tenere
Il mal de la Lussuria, e de la Gola.
Meglio è Marte seguir, che star con Venere,
E valor ne la Guerra incenerire,
E viltà ne la Pace il covar cenere.
Le fortune à i meschin porta un ardire,
Le fortezze ne i cor crea la sciagura,
E dei nostri dolor gloria il soffrire.
Cede a Forza Ragione. Una bravura
Regge il Mondo, e coregge, e ’n lui si gloria
Non gir soggetta l’ordin di Natura.
Hoggi in battaglia è un’opra meritoria,
Tolto honor, tolta vita, e Regno tolto
Quel ch’in pace è vergogna, in guerra è gloria.