Hoggi il Mondo è comun, di Fera hà faccia
Ogn’un è Cacciator di sua ruina,
O con rete, ò con ferro; ò con la traccia.
S’empia d’oro la cassa, e sia rapina:
Ogn’un cerca se n’hai, mà non già donde,
Buon odore è il guadagno, e sia d’orina.
Così al Tiranno il reo pensier risponde,
E intanto il furto altrui più che Spartano
Perchè lecito sia, non si nasconde.
Fà guerra hoggi a ragion forza di mano,
Pur che in Erario AURelian sia vivo,
Moia ne’ Tribunali GIUSTiniano.
Morbò de’ Regni un dominar furtivo,
Fine del Greco fù, Sete d’Imperio,
Fallo fù del Latino, un Ablativo.
L’human desio, per dirvela sul serio,
Sempre il Mondo sconvolse; e non sapete,
Quanto nocque à l’Italia un desiderio?
Formar leggi infernal, guastar divine,
Son de l’horrida Guerra atti leggiadri
E son fabriche sue l’altrui ruine,
Oh quanti, oh quanti in frà i coscritti Padri
Tentar con l’armi altrui farsi Padroni,
E del Trono Roman diventar Ladri!
Dimmi Cesare tù, per quai cagioni
La libertà che in tanti membri havesti,
Nel tuo capo Tirannico riponi?
E in guerra tu Vespasian che festi?
Quando in pelle di Volpe, e di Leone
Al porco d’un Vitel guerra movesti.
Tù, che armato ti specchi, al tuo ladrone
Valor, perche non guardi? Haver ti vanti
L’oro col ferro, e pur nascesti Ottone.