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Fascio Primo. 65

A stuol plebeo, che per gravezza è fiacco,
     Negan pane i Ministri: ond’ei ribello
     Dona à i ladron de la farina il sacco.
Così doppia le straggi un sol macello,
     Che ’l sangue altier di scorticato Gregge
     Mostra contra i Pastor core, e cervello
Fassi intanto lo scettro à chi lo regge,
     Sferza più, che sostegno, e più non s’ode
     Fra i rumor de’ Tamburi un son di lege
E pur dansi hoggidì glorie à la frode:
     E al nudo sen d’iniquità diverse
     Forman le penne altrui manto di lode.
Canta il Poeta ogn’hor l’arme di Serse,
     Che tinse in rosso mar di Salamina,
     E ’l mascherò sotto le navi Perse.
Che un varco aprì ne la durezza alpina,
     E per passar sù la Cecropia Terra
     Erse oltraggio di ponti a la marina.
Canta quel, che Giugurta, e’ Cimbri atterra,
     Quel che corse da Pella à l’Indiano
     Per trionfar, più che portar la guerra.
Canta quel lusco ancor de l’Africano,
     Che fe ne l’aria sua tanti castelli,
     Ne capì da l’Egitto al Mauritano.
Canta ch’à i Pirenei ruppe i cancelli,
     E dove tien la nostra Europa Occaso
     Un Orto soggiogò di Ravanelli.
Canta che per valor, più chè per caso
     Diè di morso à l’Italia, e mangiò poco,
     Ch’anco non dasse il Culiseo di naso.
Canta chi diede à l’Anti Roma il foco,
     Quel che sprezzò de l’Epirota i doni,
     E ’l nemico a Roman magno Antioco.