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Fascio Primo. 35

     Son cagion, Nina mia, ch’io cangi loco,
     Parto, perche tù m’ardi,
     Non disconviene il mio camino al foco.
Così diceva un dì Drudo assoldato,
     Che da l’Idolo amato
     Al fin si distaccò,
     E nel sentir Tarapatà, marciò.
     Misero, mà che prò?
     Tosto, ch’egli hebbe il piede
     Da l’Idol suo diviso,
     Comparve in guerra, e ne rimase ucciso.
     Ahi, come ben si vede,
     Che in martial tenzone
     Ogni Amante è poltrone,
     Nel mestiero d’Amore
     Sempre si perde il core:
     Et io mi son per questo esempio accorto,
     Che in guerra ancor, chi non hà core, è morto.

Le facetie non insulse del cantato componimento allettarono non meno dell’altro l’orecchie de gli ascoltanti; ma perché diceva il Petrarca.

Stamperme diè congedo a’ Musici, come a quelli a chi poteva adattarsi quel moto del Spartano, intorno al Rusignuolo magro: Vox tu es: præterea nihil. Termini, disse all’hora l’ingenuo Ticleue, non dirò il concerto musico, perche dalle Muse hebbe nome; mà ben sì lo spettacolo de


  1. Petr.