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Fascio Primo. 33

quale spinto da un amorosa politica, s’arrollò alla militia; mà prima di far transito all’ire della morte, volle pretendere da una Donnicciuola, ch’egli amava come sua vita, i congedi estremi.

U
N politico humore,

     Nina mia, m’hà forzato,
     A diventar Soldato.
     E questa forza in me nacque d’Amore;
     Che se la guerra, e Amore
     Son due mali gemelli,
     E se i mali novelli
     Disacerban tal’hor vecchio dolore,
     Per tua cagion gira alla terra deggio:
     Perche d’Amore al tedio,
     Ond’io meschin vaneggio,
     L’incontrar di morir solo è il rimedio.
Parto à la guerra, ò Nina,
     Corro a i rimedi ardito:
     Mà pria che feritor, parto ferito.
     Dal tuo leggiadro viso
     Sù questo fragil muro
     Minacciano ruina
     La scorreria del riso,
     Lo stral del guardo, e del parlar la mina:
     Onde, cor mio, ti giuro,
     Che fin ad hor non mi son bene accorto
     Se vò dietro à la Guerra, ò se la porto.
Mà sia, che vuol la spada
     M’hà posta à la cintura.
     Giudica tù, Ben mio, dove mi vada,
     Già che l’empia sciagura
     Vuol che un Campo guerrier sia la mia strada,