Giunto il Papero a Giove, immantinente
Lassar gli Dei l’adulterin sembiante;
E presa la natia forma splendente;
Instupidir de gli hospiti le piante.
Abbagliati adorar quei di repente
Il Nume Caducifero, e ’l Tonante,
E Giove a l’hor del suo baleno a i doni
Volle accoppiar di tai parole i tuoni.
Siam Numi. Al fin da’ nostri cenni havranno
Non creduti dolori l’Alme vicine,
N’andrete impuni voi ne l’altrui danno
Mà seguir mi convien l’orme divine.
Tosto in traccia de’ Numi i Vecchi vanno
A contemplar de la Tragedia il fine,
L’uscio aperto lassar: mà dice il Testo,
Chi memoria hà di Ciel, scordasi il resto.
O belle à gl’occhi miei verde Campagne,
Care à l’orecchie mie Linfe sonore,
Valli, à cadente sen pronte Compagne,
Rivi algenti lavacri à l’arso core,
Già che amico destin vuol ch’io scompagne
Da l’herbe il fianco, e da l’humor l’ardore,
A Dio valli, à Dio rivi, ecco in congedo
Un fior al prato, un bacio à l’acque io chiedo.
Sì dicea Filemon, mentre il suo passo
Movea dal patrio suol timido, e tardo:
Finche in cima del colle al corpo lasso
Dier posa i Vecchi, e n’arretraro il guardo