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Fascio Terzo. | 245 |
Contendendo una volta nella maggioranza del Regno un Leone, & un Asino, si sfidano ambidue al Corso da un Molino, ove si trovano, fin alla meta di certo Fonte, ch’era di là da un Colle. Nello spiccar delle Mosse il Leone s’avanza: e l’Asino stimando vana la sua Corsa, s’arresta poco lungi da quelle. Haveva già scorsa la collina il Leone: quando nella Valle adocchia un Asino vicino alla meta: e credendo sia l’Aversario, che precorso l’habbia, si protesta in arrivando, di non cederli, se non si riccore all’indietro. Era quell’Asino ignorante del fatto; mà per promuovere d’un sì temuto Avversario la fuga, cede al detto de’ suoi partiti; e spicca la carriera con esso. Non andò molto, che anche quest’Asino arrestò la sua non durevole carriera; e ’l Leone intanto, che crede haver à lato il Competitore, giunse frettoloso alla Mola. Era quivi quell’Asino, con cui il Leone havea la primiera volta corso? Onde il Leone credendo, che fusse anche della seconda il precorsore, stanco di più cimentarsi, risolve di concederli il palio dello scomesso Regno. Da all’hora in quà fù deciso, che per tutti i versi: Summa rerum penes Asinos maneat: e che gl’Asini più di qualunque altro habbiano non faticate le fortune nelle Corti, e nel Mondo.
Bizzara parve à gli Amici la decisione di Stamperme: e nelle hodierne allegorie