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242 | Delle Frascherie |
Per avverar questa sentenza nuova,
Chi l’entrate non ha, l’uscite prova.
Questi dice, qual Cigno,
Che canta à l’hor quando la Morte il preme,
Sopra l’humana speme
Tessuto à l’aria un musicale ordigno,
Così cantò col suo tenor soave,
Benche d’oro leggiero, in verso grave.
L’humida gota,
Il Fato rota,
E seco porta il suo contrario a i mali,
Sfrondato legno antico
Rinverde al fin la chioma;
E in membra adulte è genitor di poma,
Nel suo racemo aprico
Troppo breve dimora
L’acerbo è dolce: e ’l pallido s’indora,
Manca di Fè,
Chi sempre geme,
Chi non hà speme,
――― Huomo non è.
Non fia, che ’n pianto il vostro cor si stempre.
Sperate sempre.
Speme di frutto aurato
Sfera i tormenti
Ne i mal presenti
Le sofferenze sol stancano il Fato.
Temerario Destriero
A duro pondo il dorso
Col tempo adatta, e ’l sordo labro al morso,