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Fascio Terzo. 235

De le Fortune altrui pianger gli occasi,
     Quì vedrai Coccodrilli; e in fare scherni
     Spesso allongar rinoceroti i nasi.
Ma per meglio indagar muscoli interni
     Di Corte, amica Musa, ecco da parte,
     Lascio Bestie di terra, Alme d’Inferni.
Per la prima, ogni Honor posto in disparte.
     Hora Giano Bifronte, hora sfrontato
     Trasforma ogn’un la sua Natura in arte.
E perche rivestir corpo spogliato,
     Opra è pietosa, hà da bugiardi cori
     La nuda verità manto adombrato.
Copron colpa carogna adulatori
     Mantelli, e vuol l’affrontator Bifronte,
     Ch’un bel mentir la sua Vitaccia honori.
Di segrete calunnie hà sempre pronte
     L’armi sul labro, e in Giostrator rivale,
     Fin che ’l piè gli scavalca, urta con l’onte.
Venga un Tullio à la Corte, e in ampie Sale
     Di salata eloquenza un mar derivi,
     Se non sà mormorarvi, hà poco sale
Venga un Numa à la Corte, honor votivi
     Porga a’ suoi Dei, forza sarà, che avanti
     V’adori un Huom; e poi, s’ha Tempo, i Divi.
L’altrui Livor rinoverà sembianti
     A’ suoi candor, candida agresta apprende
     Dal suo bruno Granel lividi amanti.