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Facio Primo. | 23 |
Solus enim tristes hac tempestate Camoenas
Respexit, cum iam celebres, notique Poetae
Balneolum Gabijs, Romae conducere furnos
Tentarent.
Tratto al fine dal genio d’una placida speculativa ritolse alle attività cortegiane l’arbitrio: e diessi frà le contratte amicitie all’ingenuo godimento d’una privata quiete. La vera Filosofia, diceva egli, tutte le cose insegna, fuor che il viver coi Prencipi: perche ella, nel trovar l’amore della verità, vuol riposo, e libertà di vita.
Entrò con ridente viso Ticleve nelle stanze di Stamperme: & à gli Amici, che della cagione delle sue improvise letitie il richiesero, così incontinente rispose.
Vengo, Amici di Corte, ove spettatore mi trovai d’un bell’atto. La Padrona i dì passati intimò à Cavalieri più ricchi della Città, che gissero a giocar seco in Palazzo: & hoggi appunto si è appiccata la mischia. Hor è un leggiadro spettacolo, il vedere da un lato un Donatore, che vuol esser rubato dalla Volontà, per obligar la Fortuna, e dall’altro un’Avara, che vuol doni dalla Fortuna, per non haver oblighi alla Volontà. Voi già intendeste la Cifra. I denari di quei Giocatori son come gli Animali, che visita-