Pagina:Frascherie.djvu/222

222 Delle Frascherie

E quando il Sol dentro il suo rancio cocchio
     Si ritirava in camere da basso,
     Perche sentia certo descenso à l’occhio
Bisogno hebb’io, tanto era infermo, e lasso
     Trovar Guarino, e Dante altrui moneta
     Da Boccaccio magnar, dormir da Tasso
Pur come piacque al Ciel, giunsi à la meta
     E con filosofia povera, e nuda
     Trovò gli Historiografi il Poeta.
Non havea tal piacer l’Orca d’Hebuda,
     Quando al confin de la marina Grotta
     Un macello vedea di carne cruda.
Quanto n’hebb’io, ne l’arrivare à un hotta
     Ne la qual mio sentia pronto a pagare,
     Per far pago un desio di carne cotta.
Mi fè gran cortesia ne lo smontare
     L’Hoste contra l’usanza del...
     Ove sol cortesia fassi....
E perche un Hoste entro l’hostile hostello
     Suole l’obligo suo far Camerario,
     Posto in Camera mia stese il mantello.
Questa si fe’, quando era Silla, e Mario,
     Tanto in vista era antica, e sul Cantone
     Se ’l superfluo non fù, fù il Necessario.
Era una cella in ver da devotione,
     Che fin dal tetto una ventosa voce
     Mi mandava del Ciel l’ispiratione.
L’havria fuggita il Diavolo, che coce,
     Perche nuda di tela ogn’impannata
     Sù i legni de i telar scopria la Croce.
Farmi in tanto io voleva un’asciugata;
     Onde l’Hostier mi ricondusse in Sala,
     Che la Crusca diria la Camminata.