Nè per Francia, ò Castiglia errar qualch’anno:
Mentr’hoggi per le vie Femine io scerno,
Che perdendo Castiglia, in Francia vanno.
Non di veder s’un Fiume esito haInferno,
S’altri dal Paradiso ha à caduta,
S’Egitio Nil scorga di state un Verno.
Se chi beve il Clitorio, il vin rifiuta,
O se rosica ferri il Ciprio Topo,
Se Rana serifea sempre stà muta.
Non di veder del Teranneo Canopo
Il suol lascivo, ò in Abissini siti,
Oltre Avana, e Quiloa, Congo Etiopo.
Non curai di veder Nubi, e Nigriti,
O là di Libia à la deserta banda
Gli arsicci Garamanti, e i Trogloditi;
Non d’osservar la mercantile Olanda,
O trascorso il suol Anglo, e lo Scozzese
Gronnia, e Finnia veder, girne à l’Islanda.
Non curai di mirar tutto il paese
Da la Tartarea piaggia à l’Indiana.
Da l’Atlantico mare, al mar Chinese
Non Cataio veder, nè Mangiana,
Nè col Quinsai l’Imavo, e i seri,
Nè gli scithi Hiperborei ò l’onda Hircana.
Non di calcar de’ Sarmati i sentieri,
O qual Ruggier sopra l’areo calle
Passar frà i Russi, e trapassar Pomeri.
Io non sono Hippografo, e non hò stalle;
Se volo in carte, in sù le vie vo tardo,
Perc’ho penne a la man, non sù le spalle