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Fascio Terzo. 213

che s’erano parimente sommersi; del che maravigliatosi il Prencipe, col tenore del seguente rimprovero il Barcaiuolo riprese. E voi siete così incauto nell’esempio de gli altrui rischi, che pur seguite costantemente le navigationi d’un pelago, alle cui ingordigie corre, come tributaria a dar esca la prosapia vostra? Ritorcendo l’argomento il Marinaresco Idiota, con la savieza di cotai detti il Prencipe Maestro convinse. Ditemi Signore. Vostro Padre, vostro Avo, e Fratelli vostri, ove morirono? Il Prencipe sorridendo rispose. Ciascuno à suo capezzale morì; E voi, conchiuse il Marinaio; perche non gite à proveder le membra vostre d’Alberghi stranieri, cessando homai di premere quelle piume domestiche, in cui sapete c’hanno fatto l’estremo sonno i vostri Antenati? Sottointendeva in cotali parole quel rozzo, che la Morte con uguale piede picchia i Palagi, e Tuguri, e che nulla rilieva, il non varcar l’onde su i Navigli; mentre co’ moti delle mondane aure è pur forza, che dal mare di questa vita alle riviere d’Occidente approdiamo. Quando Morte vuol assalirne, anco in mezzo à i Tivoli è la Sardegna, diceva un Poeta della Spagna.

Peregrinino i liberi huomini, i forti, i miseri, i dovitiosi, e le sole Donne, à cui il magisterio della casa appartiensi, siano quando à pregrinar se n’escano, prover-