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Fascio Terzo. 211

agitationi le vie de’ Peregrini: mà se gli huomini non havessero materia di dolersi, onde nasceria la Fortezza; Se la Natura ci apparecchiasse il tutto, che ci preparerebbe il senno? più aggrada alla Natura, & al senso un riposo, che alla fiacchezza succeda un’esca, ch’al famelico s’appresenti un calore, ch’all’assiderato si prepari, di quel che facciano le piume agiate, per adescarvi la ritrosia d’uno sonno, un cibo lauto, per destarvi i pruriti d’una addormentata fame, un acceso focolare, per farsi scudo contro le trafitture d’un rigore avventicio. O quanti satia l’apparecchio d’una mensa Siracusana, a’ quali imprime appetenza la parsimonia d’una cena d’Hecate. Il patire impassibili ci rende: e così l’inopio scuote le torbidezze, come la Povertà erudisce le menti. Anche Alessandro peregrinò in guerra; e con l’haver dilatati i suoi dominij fin alla cuna del Sole patì alcuna volta di gelo. È un gran male; disse Bione, non poter soffrire un male.

Quell’Asiatiche Città hanno hoggi del Monte, e dello Scoglio, i cui Popoli più si mostrano col Forestiero incivili, e ruvidi nè basta loro il dire, che per talento di mercature in varij confini s’aggitino; perche sì fatte industrie ad altro non tendono, che à bilanciare di che valore siano le monete, non gli huomini: ond’avvien poi, che simili trafficanti fanno conti non di