Pagina:Frascherie.djvu/208

208 Delle Frascherie

Non hà dubbio, che l’osservar l’industrie d’una domestica Formica, sarà valevole mezo per dottrinarci nella notitia dell’ammiranda facitrice Natura; mà ben sapremo negare a scorno delle inettie nostre che questo piccolo Animale quantunque non vigoroso, & inetto à i trapassi di lontano Clima, pur a’ ripari delle necessità future, non d’altra guisa, che peregrinando ammaestrarsi.

Non si nega, che il ponderare l’edificio d’una famigliare Rondine, non c’inalzi parimente à specular l’opere d’una provida Natura; mà chi sà, onde questo Animale si partì, e dove ritorna, havrà campo di conchiudere, che ’l solo Peregrinaggio rese la Rondine faconda, ardita, sofferente, domestica, industriosa, discreta, e memorevole.

I talenti humani son come le piante, che traslatate da un suolo all’altro migliorano. A tal fine da Persia si trasmise à noi il Pesco, da Soria il Cedro, d’Armenia il Meliaco, da Cidone il Cotogno, da Cartagine il Granato. Non s’inesterebbono hora ne’ nostri horti queste piante, se non peregrinavano da gli altrui le piante humane.

Qual vago di sapere è frà noi, che non benedica 1 il passaggio delle lettere dalla Phenica? Chi amareggiate hà le labra, che non lodi il primiero tragitto 2 de’ zuc-


  1. Luc.
  2. Plin.