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Fascio Terzo. 201

fanno tacere i miracoli de’ suoi Obelischi ad una Menfi. Qual mendico usato à limosinar cantando, con preci di cantilene la Rondine chiede sul mattino nell’estrema tegola d’una grand’aia l’adito ad una cella hospitale. Quivi introdottasi, consegna all’arbitrio delle humane domestichezze il pentimento delle sue ritrosie straniere. Poscia senza archipenzolo edificando, e sospendendo senza puntelli una mole, che sembra haver l’aria per fondamento, forma col rostro alla sua volubile posterità la fermezza d’un pensile, ma pensato edificio. Hor non son questi al curioso investigatore argomenti bastevoli per filosofar della Natura, e del Cielo?

Che rilieva à noi il vagare, per haver notitie; se le carte più ne insegnano in un giorno, che il Peregrinaio in un anno: anzi il Peregrinaggio d’un giorno vieta spesso la lettura di quelle cose, che bastano a disciplinar per anni. L’investigare quel che gli Autori scrissero, s’è vero, è superfluo; s’è falso, è ridicolo. Che vantaggio è à noi il riconoscere, 1 se il Nilo nell’estivo escremento si gonfi, se il Tigri sotterraneo sen passi, e poi in estrema ampiezza si dilatti; se il Meandro con frequenti tortuosità s’implichi? Che profitta à gli humani Ingegni il provare, 2se l’aria della Regione Attica è buona à formar

  1. Senec.
  2. Plin.