Sentir gran freddo, e sberrettare un Carro
Di Cavalier, che passano per via;
E pigliar per creanza un buon cattarro.
Nel gir per strada, pretender ch’io dia
Precedenza di Muro à le persone,
Mentr’è d’altri la Casa, non la mia.
Nè ponderar, che questa conditione
Di preso muro il Passaggier non merta
Mentre d’huomo, che piscia, è pretensione.
Non esser noto, & anhelar l’offerta
D’un Signor Illustrissimo sul Piego;
E ’l Titolo voler, sù la coperta.
Farei distintion sopra il sussiego,
Coperta à un Pazzo, concedo, a un oscuro
Assegnar l’Illustrissimo lo nego.
Senza mai studiar tempo futuro
Goder tempo presente, e solo amare
Con l’optativo i modi d’Epicuro.
Fra l’infinito al verbo consumare,
E non saper, che si Declina il mondo,
Quando non v’è da ber, nè da magnare
Tutto haver ne’ piacer l’animo immondo:
Nè ponderar, che in dolce humor di sciame
S’attinge un dito, e non si tuffa al fondo.
Emular per honor Cabbalo infame
Entro un lusso ghiotton, ch’oro disperde
Nel gusto altier d’ambitiosa fame.
Nè saper, ch’ogni cibo al fin si perde
Dentro i Letami; e s’ha da Rege i fasti
Il Rege è quel, che si chiamava Smerde.