Altri dirà, che il Duca d’Ostericche
Hà rotti i Fanti, e la Cavalleria
Col Capo, ò la capezza, che l’impicche
Se fusse verità tanta bugia
Di rotti Fanti, & huomini da sella,
Sarebbe ne’ Braghier la carestia.
Ma se per sorte è infausta la Novella,
Quel Poeta somigliano romito,
C’hà robba in capo, e vota la scarsella.
Meritan tutti insomma il ben servito,
Che ad Olindo già diè Mastro Torquato
O non visto, ò mal noto, ò mal gradito.
Chi si mostra amator d’altri, ò sdegnato
Senza ragione è matto, e molto più
Hà di Fera, che d’Huom senso impastato.
Il Politico è come la Virtù,
Che secondo il parer d’un huomo, che sà,
Di due cose contrarie fatta fù.
Verbigratia la Liberalità,
Che più non s’usa al mondo d’hoggidì,
Frà lo Spilorcio, e ’l Prodigo si fà.
Il politico ancor fatto è così,
Frà due contrari il Genio suo discreto
Fassi mirabilmente un terzo chi.
Un esempio vò dar, benche faceto,
Liquida nemicitia è sempre stata
Fra l’Olio tardo, e ’l furioso Aceto;
E pur si vede, ch’a la mescolata
Di questi humor, che mai non sono uniti
Si concia de l’Italia l’Insalata.
Ma già che a dir d’altri cervelli i riti
Vi vuol gran tempo, in pochi verbi io narro
L’infinite Pazzie ne gl’infiniti.