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Fascio Primo. | 19 |
sa cessare gli alimenti alle fiamme, havrà ben humore da estinguirle il Cielo.
Non sempre gli Aquiloni
De l’aereo sentier volubil onde,
Squassan fremendo à l’ampia Hircinia i legni,
Bruma d’Olenij segni
Non mandan sempre i gelidi Trioni,
I tronchi adulti à vedovar di fronde,
Virtù, che ’l suolo asconde,
Spunta in aprico al variar d’un Cielo:
E à chi sofferse il gelo,
Da l’Arabiche vie
Porta un April l’Autumedon del Die.
Pitagora comandò à i suoi discepoli, che nè il cuore, nè il cerebro divorassero, cioè che non fusse da loro con le fisse apprensioni distemperato il cervello, nè il cuore con ismoderate cure trafitto.
Meglio è haver ne la sete Alma, che rida,
Ch’a rivo d’or mover Tantalee fauci,
Ne la lieta penuria è satia Bauci,
Ne la copia penosa è voto Mida.
È così natura dell’amicitie palesare i cuori, come delle mestitie l’asconderli: gli animi turbati son come l’acque torbide, le quali non fanno scernere ne’ fondi de’ Fiumi quelle arenne, che nelle limpidezze traspaiono. Nelle aperte chiarezze de’ discorsi nostri si scoprano da noi à vicenda i più occulti penetrali dell’anime, e si
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