Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
182 |
LA PAZZIA
Omnes, mondani Popoli vi chiamo,
Cantò già in Roma un Sonator di Lire
Che tutti habbiam del pazzo tronco un ramo
Cantar vo anch’io su la Follia mondana.
State attenti, Signori: e incominciamo.
Canterò d’uno stuol, ch’a la fiumana
Crede andar in Cesena, e par che guazzi
Del Frigio Gallo entro corrente insana.
Punta da l’Estro Inachio, alza schiamazzi
Musa, in cantar pazzie; che ben conviene
Furor di vena entro il furor de’ Pazzi.
Sian de’ fusti d’Anticira ripiene
Spetial Botteghe, e Machaone dia
Con gli Ellebori suoi purga à le vene.
Com’appunto sen và gente per via,
Chi sù, chi giù, chi và a sinistra, ò a destra,
Così ne’ morbi suoi varia è pazzia.
Altro è pazzo in Cortile, altri in finestra
Chi per angusti vicoli si perde:
Chi s’impantana in sù la via maestra.
Molti rami à Pazzia, suo tronco verde
Hà frutti sì; ma non maturan mai:
Nè per freddo, ò calor la foglia perde.