Latti rose bellezze, à i vostri honori
Su queste vie, dove il bel piè sen varca,
Polvere sia d’inceneriti cuori.
I bei crini di voi filò la Parca,
Di pel di Frisso, ò i vostri crini hà tocchi
Per donarvi un Perù, Frigio Monarca.
Se battaglia è un Amor, forz’è che scocchi
Fieri colpi di Sagro il guardo vostro,
Perche polver è l’huom, foco i vostr’occhi
O pur dirò con più lodato inchiostro
Che del Carro di voi Fetonte Auriga
Sdrucciola scorrerie sul petto nostro.
N’andreste in Ciel su l’Apollinea biga;
Mà farebbe litigi il vostro seno
Frà i suoi candori, e frà la lattea riga.
Anzi al vostro apparir tosto sia pieno
L’invulnerabil Ciel d’alme ammalate,
E le cure del Ciel nega un Galeno.
Havreste colà sù regie pedate;
Ma di voi vergognosa andria Ciprigna
Ch’ella à rete fù presa, e voi pigliate.
Udiste vena mai così benigna?
E non deve a costoro esser permesso
Nel Permesso Febeo serto di Vigna?
Ma già che i Versi lor lodano il sesso
Di Citherea n’habbia il Marito cura;
E sia foco, e Vulcano oggi uno stesso.
Non perche sia Pindarica fattura,
Ne’ versi lor: mà perche sono i rei
Pindari nel morir, provino arsura.
Qui conchiudete voi spirti Febei,
Che questi Autor di metriche molestie
Son bestie, da tirar risa d’Orfei.
Son Orfei, da tirar morsi di Bestie.