S’io chiamo il verso lor rotto di lombo,
Se contra i piedi suoi Satire impugno,
Di queste in onta mia sento il rimbombo.
S’io dasse lor per ogni error un pugno,
Non saprei giudicar, chi stasse peggio,
O man indolita, ò il pesto grugno.
'Quando a qualche Guerrier muovon corteggio
D’armate lodi, in su gli Etherei palchi
Con traslati cotal fanno un passeggio.
Il tuo merto guerrier l’Etra cavalchi,
Né provi mai, col raggirarsi a tondo
De la Dea Libitina i Catafalchi.
Se scopia il labro tuo tuon furibondo,
Terremoto di tema Africa n’habbia;
E a’ bronzi tuoi serva di palla il Mondo.
Catenata sia l’Asia, e pien di rabbia
Frà i suoi Trionfi Baiazetto hostile
Chiuso ti segua in Tamburlana gabbia.
Scorrano l’Arme tue da Battro a Thile;
E ’l suo cretoso, ove approbaste antenne
Mandi a Roma à donar some di Pile.
L’Inventario de’ merti in dì solenne
Legga tua Fama; e spenacchiando l’ali,
Doni à i dotti Scrittor mazzi di penne.
E se vede, che chiudi i rai vitali,
Sterpi da sè le piume sue più fine,
E per requie tua formi i guanciali.
Hor non mertan costor Cavoli al crine?
O de’ Cavoli almen suggere i brodi,
Fetido honor de le Febee cucine?
Ma udite ancor questi arrischiati modi,
Quando co’ lor poetici furori,
Di Beltà feminil stupran le lodi.