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162 | Delle Frascherie |
Additatolo à gli Amici, così sogghignando il descrisse.
Quando incontra una mensa, e ’l dente v’urta
Benche la sua voragine non Curta
Vuol altro affè, ch’un Animale, ò dui,
Spende tutta in magnar la sua moneta;
E in Vivande ingegnose ha gran misterio,
Un pranso non daria per un Imperio,
Perche sà, ch’Imperio ha la Dieta.
Se in mensa havrà tutto un Pollaio arrosto,
Dicasi pur Duca d’Ossona il Gatto,
Ogni Boccon, che capita nel piatto
Ne la Boccona sua s’appiatta tosto.
Non frange mai ne la posata il pane,
Perche tutto s’affanna à franger carne,
Onde i Guanti vuol far di Frangicarne,
S’altri Guanti trovò di Frangipane.
E perche l’invention vuol ricompensa,
Che sarà Cavalier, corre una voce,
Io per la parte mia glì fò la Croce,
Perche prova ogni Quarto à la sua Mensa.
Rorazalfe, che per sobrietà di natura, e per ragion di praticata speculativa, era frà i Compagni ne’ trabochevoli sregolamenti d’una mensa il più continente, e guardingo, si risentì in guisa della descritta voracità del Passaggiero Guathone, che non potè contenersi di non esagerare anch’esso alcuni fragmenti Satirici, contra la Gola, di questo tenore.