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Fascio Secondo. 139

Arte, pongasi ad imitar i migliori, mà avverta, disse Quintiliano, 1Ne quod facilius est, deteriora imitetur, ac se abunde similem putet, si vitia maximorum artificum consequatur.

Nè tassare, à nome di vitiosi, niuno de’ sopranomati Poeti imitar si deve; e particolarmente Horatio, che non la perdonò à gl’amici stessi.

2Omne vafer vitium ridenti Flaccus amico
Tangit.

disse Persio; e Scaligero lo chiama ingrato, e barbaro; perche 3non s’astenne dal riprendere etiandio Mecenate sotto nome di Malchino.

In Horatio oltre una pronta acutezza nel colpir tutti i vitij, si può anche imitare la gran felicità nello spiegamento, ma non sempre la sua triviale, e prosaica locutione. Non ha egli mai cosa elevata: ma è occupato sempre intorno a’ precetti più vulgati de’ costumi, 4Passim in aliena transit castra non tanquam explorator, sed tamquam transfuga, disse Casaubono. Spesso è Stoico, spesso Epicureo, spesso della razza d’Aristofane. Disdice à sè stesso in molti luoghi, e per tutto mostra l’incostanze della sua natura. Accennò di non pretender vanto di Poeta Satirico per la sola purità; ma si lasciò poi


  1. Scal.
  2. Scal.
  3. Scal.
  4. Scal.