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Fascio Secondo. 137

le satire, nella guisa, che le Lucerne, se v’è sale dentro, ardon meglio.

Ammette alle volte i Dialoghi, i quali rendono etiandio più difficile la testura satirica per la oppositione de’ sensi; mà non devono in ciò imitarsi gl’antichi, che non facendo distintione d’interlocutori, cagionarono ne’ versi sentimenti confusi.
1Ex perturbata ratione personarum, disse Casaubono, in questo peccò più di tutti Horatio.

Ama la satira particolarmente l’Idiotismo; mà vi vuol’Arte in usarlo, 2Idiotismum praecipue adamant, rem, quae inter oratorias, & poeticas virtutes raro procedit, magnoque indiget temperamento.

Non esclude qualche oscurità, od ambiguità; perch’è naturale una indistinta implicanza in chi hà sdegno, ò teme di lacerar apertamente un vitioso. 3Plerumque obscuri, & implicati, multa ambigue dicunt, & subdole.

Insomma i satirici, conchiuse Politiano, in argomento delle loro elaborate industrie: 4Reprehendunt, acriter insultant impotenter, vafre cavillantur, austè obrepunt; effluunt lubrice, tergiversantur, illudunt, dissimulant, ardent, versant, suspendunt, feriunt, pungunt, provocant, titillant, stomacantur, attonant ceu fulmine omnia, & concutiunt.



  1. Casa.
  2. Polit.
  3. Polit.
  4. Polit.