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Fascio Secondo. 131

Riattacca di nuovo à questi versi una inaspettata, e cadente facetia, dicendo.

1Incidit Adriaci spacium admirabile Rhombi
Ante domum Veneris.

Comincia Giuvenale una grave satira di questo tenore.

2Quamvis digressu veteris confusus amici
Laudo tamen vacuis, quod sedem figere Cumis
Destinet, atque unum Civem donare Sybilla.

Termina poi la medesima con un faceto sentimento in tal guisa.

3Sed iumenta vocant, & sol inclinat, eundum est,
Nam mihi commota, iam dudum multo virga
Innuit.

Congiungesi parimente in una frase medesima il faceto, e ’l grave, e questa è la più convenenvole, e pratticata maniera della satira, e di Giuvenale precisamente, che più d’ogni altro seppe formarne l’Idea. Qui è necessario sapere, che le gravità satiriche, di cui hoggi pochi possiedono intelligenza, sono differenti affatto dalle Pindariche; e molte ridicole ampolle ammette la nostra satira, che ’l severo stile de le loro Odi condanna.

Tutt’i versi di Giuvenale son portati


  1. Iuv.
  2. Iuv.
  3. Iuv.