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Fascio Secondo. | 121 |
Moglie. E però ridicolo, per dar titolo di Libello ad un Historia di quei tempi, publicata anche da un Tacito.
Un cece non valea nessuna Donna,
Hoggi ogn’una hà la fava in Magistrato.
D’Imperante imperito ecco t’indonna
In guisa tal la sua Mogliera vana,
Che la Clamide in lui cangiasi in Gonna.
Apre un Tacito il labro, e cosa strana
Sembra diss’egli à un popolo guerriero
Una Donna imparar classe Romana.
La torta maneggiar vuol de l’impero
Monna Agrippina, e Mastro Claudio intanto,
Non sembra Imperator, ma Pasticciero.
Nel suo fasto rapito è altera tanto,
Che piagne Roma al suo famoso orgoglio,
Com’è proprio da fumo il nascer pianto
Profanato hà in Carrozza il Campidoglio;
E se ’l morale Anneo non la sconsiglia
Vuol la Natica sua metter nel Soglio
Roma intanto si turba, e maraviglia:
E pur costei d’Imperator Romani
E Madre, e Moglie, e fù Sorella, e Figlia
Hor come mai ponno i maneggi humani
Buon fine haver, se feminil Medea
Hoggi al Capo viril tronche hà le mani?