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Fascio Secondo. 119

Drudo motteggiò Rorazalfe, vien a mè in taglio di riferirvi una faceta discrittione di

Uno liberal Francese, che cento anni fà, invaghitosi delle bellezze di una Romana, spendeva profusamente in essa.

Mà la censura non può haver titolo di Libello; perche il Poeta nè vi lacera fama, nè vi palesa il nome. Il Sonetto è tale.

U
N Cavalier di Francia principale,

     Una Moglie posticcia in casa tiene,
     E perche in lui l’Original stà bene,
     In Corpo Italian copia il suo male.
E liberale, e non hà liber l’ale,
     E incatenato, e dona le catene,
     Frà la carne del letto, e de le cene
     L’oro in borsagli cala, e non gli cale.
Schernisce ogn’un de la sua borsa, i falli,
     Nè si dice altro in Campidoglio, e in Banchi,
     Se non che sian troppo Piccioni i Galli.
Hor quando sia, che di voler si stanchi
     Una Donna da noi gli aurei metalli
     Se ne’ gusti d’Amor pagano i Franchi?

Che val, porre in dubbio, disse Stamperme, se le pure facetie, ancorché Satiriche, cagionino diletti, ò risentimenti ne gli animi? Voi sapete, quanto ridesse Effeso di quel mio Sonetto.