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Fascio Secondo. 109

Supposte le accenate conditioni, questo genere di maledica Poesia, che di libello infamatorio hà nome, è il più dannabile, e di qualunque altro è il più sconcio. Se è noto l’Autore ne hà pena dal Prencipe: s’è oscuro, ne perde l’aura dal publico. Frà due gran contrari contrasta, chi v’attende, trà il prurito del palesarsi, ch’è un impulso d’operante natura, per qualificarsi ne i parti: e trà la politica del tacere, ch’è un necessario effetto di senno, per evitar le pene della legge. Chi vuol vivere, e far professione di veridico, taccia in Asia i biasmi, e le lodi di mentovati Personaggi. Se si biasmano, si corre rischio, se si lodano, si mente.

Mà per venire ad una particolar distintione di quei Satirici componimenti, c’hebbero faccia di Cartelli; nè furon tali in sostanza, io n’addurò alcuni, per additarvi così le argutie, cui tessuti sono, com’anche i giuditij di quelli, appresso i quali, ò restarono impuniti gl’Autori, come innocenti, od approvate le Scritture come facetie.

Faceto, è più degno di riso, che di pena, si reputò in Italia un Componimento.

Contra una attempata, e deforme Dama, laqual per comparir più vaga, soleva ogni mattina impiastrarsi di Rossetto il viso.