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Fascio Secondo. | 107 |
getto della Scrittura; perche quando in essa si trattassero le lode di molti, e trà esse fusse framezata l’infamia d’alcuno, non saria puro libello famoso. La terza è la publicatione; perche non publicandosi il Cartello, non haverebbe l’effetto suo proprio. La quarta è il fine dell’infamia; che però l’Historico, il quale biasma i costumi altrui, per palesare la verità del fatto, non fà Libello famoso; e tanto meno chi scrive delle male operationi d’alcuno, non con arte di disonorarlo; mà di correggerlo, ò per altro amichevole fine, che sia differente dal recar infamia. Da queste permesse del Mazzone si deve trarre una necessaria, benche da lui non distinta consequenza, cioè, che per la formatione d’un libello sia un essentiale requisito il nome dell’infamato: quando però l’aperta descrittione del Personaggio, l’individuo singulare dell’infamia, od una provata confessione dello scrittore che non facesse senz’altra glosa discerner chi fusse.
La mancanza del nome dell’infamato toglie il nome di libello al componimento: e benche i Lettori interpreti per cognietture imaginate ve lo adattassero: ciò non basta, basta à condannarne l’Autore; poiche la Scrittura, se non distingue ella stessa il Personaggio, non può havere il suo necessario fine, ch’è il biasmo demostrativo di quello: e ‘n cotal guisa l’imaginato Scrittore saria così degno d’assolu-