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102 | Delle Frascherie |
recassero da’ medesimi gli humori contaminati, e’ semi delle interne perturbationi. S’è vero il detto di Tacito, che 1Vitia erunt donec homines, è così legge di natura, che siano Satire, ove son vitij, come che nelle case, ove son cibi, sian topi, e ne’ corpi ov’è copia de’ pravi humori, sian febri, cioè alterationi di spiriti, recalcitranti col male.
La Satira è nata più à ferire i vitij dell’Huomo, che l’Huomo ne’ vitij: e però si gloria di palesar l’Arciero, non il bersaglio. Il Libello è fatto più per pungere l’Huomo ne’ vitij, che i vitij dell’Huomo: e però ardisce di publicare il bersaglio, non l’Arciero. Insomma la Satira deve fra le honeste cose annoverarsi, e chi l’esclude, ò non sà, ò merita nel Libello i ricovri.
La Satira.
Sempre il peccar dal peccator distingue
Scopre i peccati, e i peccatori asconde.
Se la publica Astrea col ferro estingue
Dannati Rei, contra l’oprar dannato
Son di privata Astrea ferri le lingue.
Huomo è da ben; chi contra i mali irato,
E d’emenda cagion pria che d’offesa:
Per questa ancor contra l’human peccato.
Son le Prediche altrui Satire in Chiesa.
Quel commendare, come alcuno usa i