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Fascio Secondo. | 101 |
La pura Satira, com’è anche la poetica tutta, fù sempre permessa, e qualificata, dalla facultà civile; il che non avviene del Libello infamatorio, ch’è dannato dalle leggi: questo hà per fine la sola imfamia di chi si mentova, quella hà per oggetto il solo utile di chi ascolta.
La Satira è un’Arte da Maestro, perche flagellando insegna; & alle volte co’ sollevamenti d’un faceto stile insinuando norme, imita, dice Horatio, i Maestri medesimi.
1— — Ut pueris olim dant crustula blandi
Doctores elementa velint ut discere prima.
Non richiede però mai dilettationi senza dogmi; perché in un Maestro l’insegnare è debito; il dilettare honorario; onde haver non devono il nome di vere Satire quelle, che non d’altro, che di scurilità ridicole son colme, quantunque il ridicolo sia una necessaria conditione di questo Componimento.
La prima intentione della Satira è di rodere i vitij, e sì come il Fisico applica alle volte ad un membro, ò ferro, ò cauterio, col quale, ò le sopite forze s’eccitino, ò le fugate si revochino: così gli Antichi diedero a curar gli animi humani a’ Satirici, i quali radrizzando i curvi costumi de gli huomini, con la loro tagliente mordacità