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58 A. Parisotti

basso armonizzato e ritmico, siccome il Goethe e molti altri con lui hanno creduto pubblicare. Ora in che modo può costringersi il canto popolare nei legami di una successione armonica ben condotta (come quella riportata dal Goethe) senza o togliere la verità e la freschezza alla melodia, o cadere negli sconci, che tanto di sovente appariscono? Ed in questo è appunto caduto il Goethe medesimo allorchè, nella cadenza già citata più sopra, fu costretto a far minore la terza di un accordo di dominante, che discende sulla tonica come finale risoluzione.

Questa inesattezza avrebbe egli al certo evitato, se avesse lasciato al popolano la cura di cacciarsi d’impaccio colle regole armoniche, mediante due o tre accordi della sua chitarra, ovvero se avesse considerato che quella melodia aveva probabilmente avuto base ed origine nelle tonalità del canto fermo, e che però, piuttosto che riguardarla come scritta in una delle nostre tonalità minori, doveva ascriversi forse a corruzione di antico tono plagale.

Molti anni dopo il Goethe, un francese, il Didier, poneva in luce alcune melodie de’ canti1 della campagna di Roma.

Appresso al Didier troviamo un altro straniero, il Blessig, che pubblica nella sua raccolta Römische Ritornelle2

  1. Campagne de Rome, Paris, Labitte, 1842.
  2. Leipzig, 1860.