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Gaetanaccio 23

sori, e adesso vi farò mettere sulla strada questi quattro stracci.

Sor Agapito mio, nu’ lo fate pe’ mme, fatelo pe’ sta povera ciurcinata, fatelo pe’ ’ st’anime ’ nnocente. Fiji mii, vienite cqua, bbuttatev’a li piedi de quest’omo, pregatelo vojantri.

I bambini attorniano il padrone di casa, e piangono in coro. Il sor Agapito esclama: «Basta, basta.... M’avete intenerito. l’accordo una dilazione. Ritornerò fra un quarto d’ora».

A proposito del sor Agapito, Gaetanaccio una volta gli fece uno scherzo da prendersi con le molle.

Egli si trovava senza un quattrino, quando intese che il sor Agapito saliva le scale per venire ad esigere la pigione: non sapendo come salvarsi, prese il partito di fingersi morto.

Si stese sul letto, e comandò alla moglie ed ai figli di mettersi a piangere e a gridare con quanto fiato avevano in gola. Il sor Agapito, appena entrato, domanda:

Che è stato?

Ch’è stato? gli risponde la moglie di Gaetanaccio, nu’ lo vedete? È mmorto mi’ marito.

È morto! esclama il bon omo, ah birbone! ah ladro! è morto senza pagarmi? Oh poveretto me! e adesso su chi mi rifò? Che levo a questa pezzente, che non ha nemmeno il fiato? Ah cane.... assassino.... m’ha rovinato.

Così dicendo il padrone di casa se ne andò via, soffiando come una bufala.