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20 | F. Chiappini |
— Che hai, Purcinella, che tte vedo co’ le paturgne?
— Lasciami stare. Ho da dare trenta scudi al padrone di casa.
— Te disperi pe’ ttanto poco? Te li presto io.
— Da vero?
— Adesso te li vado a ppija’.
Rugantino va via, e ritorna.
— Purcinella mio, m’arincresce. Ciavevo trenta scudi ggiusti, ma mmi’ moje n’ha spesi quinnici ..
— Ci vuo’ pazienza. Dammene quindici.
— Adesso te li vado a ppija’.
— Rugantino va via, e torna di nuovo.
— Purcinella mio, mi’ moje adesso propio n’ha spesi antri tredici; ce ne so’ arimasti dua soli.
— Dammene due.
— Adesso te li vado a ppija’.
Rugantino va e torna per la terza volta.
— Purcinella mio, i’ ’ sto momento è vvienuto er carbonaro, che mmʼavanzava tre scudi; me n’amanca uno pe’ ppagallo. Me lo presti?
Pulcinella, tornando da un lungo viaggio, trova la casa piena di Pulcinelletti.
Meravigliato, domanda a sua moglie:
— Chi sono ’ sti scorfani?
— Non li vedi? sono i tuoi figli.
— Li miei figli?! Io non li conosco.
— Come! Non li conosci?
— Non li conosco, perchè quando sono partito, questi non c’erano.