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Gaetanaccio 17

avevano riportato una solenne vittoria sui ribelli spagnuoli, e li avevano costretti a deporre le armi. L’ambasciatore di Spagna, ch’era qui in Roma presso la Corte pontificia, gongolando dalla gioia, fece cantare il Te Deum nella chiesa di Monserrato; ma, che è, che non è, dopo alcuni giorni si venne a sapere che quella notizia era falsa, e che i Francesi, anzichè una vittoria, avevano avuto una sconfitta.

Gaetanaccio, lesto come un razzo, si presentò sotto il palazzo dell’ambasciata di Spagna, e improvvisò una commediola.

Egli immaginò che Rugantino avesse una serva per nome Vittoria.

Mentre questa stava in cucina ad attendere alle sue faccende, veniva Pulcinella e scaricava su Rugantino una tempesta di bastonate.

Rugantino, colto all’improvviso, non sapendo a chi raccomandarsi, andava girando per la scena gridando: «Vittoria! Vittoria!»

La graziosa trovata del burattinaio piacque ai liberali, e fece torcere il naso ai codini.

Quando Leone XII emanò l’editto che ordinava agli osti di porre un cancelletto sulle porte delle loro botteghe, talchè nessuno potesse entrarvi e trattenersi a bere, Gaetanaccio rimase sconcertato, non sapendo più dove passare le sue ore d’ozio.

Egli allora la prese col papa.

Da quel momento, in tutte le sue commedie,