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Gaetanaccio 13

È ggiovene.

È arto o bbasso?

È arto: pare un gigante!

Ecchime che vviengo.

Rugantino vien fuori, e trova un romanesco che, appena lo vede, gli salta addosso e gli dà un carico di legnate.

Rugantino grida, piange, si raccomanda, e finalmente cade per terra mezzo tramortito. Rimasto solo si alza, si scuote come un cane uscito dall’acqua, ed esclama con voce minacciosa: «Si mme n’accojeva una, ridèmio!»

Gaetanaccio introduceva nelle sue commedie anche il Pulcinella, dandogli la parola per mezzo della pivetta, strumento usato dai burattinai, quando non fanno parlar Pulcinella in dialetto napoletano.

La pivetta è formata da due pezzi di latta riuniti da un cordone, attraverso ai quali passando la voce, acquista un suono stridulo e ridicolo, somigliante al chiocciare di una gallina.

Sebbene Gaetanaccio fosse abilissimo nel cacciarsi in gola e ricacciarne cotesto strumento, pure accadde più d’una volta che il medesimo gli s’incastrò nelle fauci, talchè per estrarnelo, dovette ricorrere all’opera del chirurgo.

Com’egli da sè solo recitava tutte le parti, così da sè solo reggeva e muoveva tutti i suoi burattini, talvolta cinque o sei insieme, con tanta maestria, che quei mostricciattoli tra le sue